Presepio napoletano D’Errico – Di Michele
Il presepio è sicuramente una delle tante forme di espressione artistica dell’uomo.
Si può paragonare alla pittura, alla letteratura, alla scultura e come in tutte queste forme d’arte anche nel presepio esistono diversi stili a seconda delle zone e delle epoche di produzione.
Il Presepe Napoletano Cortese del settecento è sicuramente uno degli stili più belli e famosi dell’arte presepistica, la sua tradizione è ancora viva e attuale, il suo linguaggio può essere considerato eterno come quello antico dell’arte classica.
Esso è come un quadro, descrive una realtà ben precisa all’interno della quale si nascondono significati reconditi, ad esempio la scena della natività nel tempio testimonia la vittoria del Cristianesimo sul paganesimo.
Il presepio cortese era dedicato a una committenza ricca e raffinata ma soprattutto colta che aveva bisogno di manifestare la propria profonda cultura e spiritualità.
Infatti l’ostentazione del proprio rango nobiliare e della propria adesione ai canoni della chiesa Cristiana, veniva in parte affidata dai nobili Napoletani ai loro magnifici allestimenti Presepiali, che spesso venivano comissionati a grandi artisti come a esempio Il Sammartino, famoso scultore del 700’ che realizzò il Cristo Velato nella Cappella San Severo a Napoli.
L’architetto e drammaturgo Michele Cuciniello definì il presepe cortese come “la traduzione in dialetto napoletano della pagina più sublime del vangelo”.
La caratteristica che più di tutte distingue il presepio settecentesco dagli altri è la particolare foggia delle statuine che sono alte 35-40 cm, hanno la testa modellata in terracotta e hanno nelle orbite occhi di vetro che rendono i loro sguardi estremamente intensi e realistici, il loro corpo è composto di fil di ferro rivestito di stoppa che consente di far assumere loro pose sempre diverse, sono dipinte con grande realismo con colori a olio, le mani e i piedi sono di legno o di terracotta.
Tutti i pastori sono vestiti con abiti cuciti a mano con stoffe pregiate e impreziositi con ricami, bottoni, passamanerie, anche il pastore più povero ha un abito raffinato.
La scenografia del presepe cortese è costruita in legno, corteccia di sughero, soletta di sughero detta anche pelle di coniglio, cartapesta, stucco e gesso. Le minuterie del presepe come la frutta, i salumi, i formaggi, il pesce vengono costruite con l’antica tecnica della ceroplastica, che prevede l’uso di cera per modellare e colori a olio.
Gli animali sono sempre dei veri e propri capolavori di scultura, hanno il corpo in terracotta ma spesso per rendere gli arti e le corna più robuste queste venivano modellate di piombo.
La scenografia
La scenografia chiamata anche scoglio, per l’uso massiccio di paesaggi rocciosi, ha tre scene fondamentali: la Natività, l’Annuncio ai pastori e la Taverna.
Nella scena della Natività spesso posta al centro del presepe o comunque nel punto più alto, la Sacra Famiglia viene posizionata nelle rovine di un tempio romano, spesso rappresentato con una trabeazione e tre colonne integre che rappresentano la Trinità, vera colonna del Credo Cristiano. La scena era arricchita da numerose Glorie di Angeli e qualche volta dalla spettacolare processione dei Re Magi con gli orientali.
L’Annuncio ai pastori posto di fianco alla natività era ambientato in un paesaggio bucolico, spesso c’era il fiume, che era il simbolo del tempo che scorre, il pozzo elemento di collegamento con il mondo sotterraneo, il ponte simbolo di passaggio tra la vita terrena e quella ultraterrena. I pastori sono anche nei vangeli protagonisti della scena della nascita, infatti erano mal considerati dalla comunità ebraica e rappresentavano la classe sociale più umile, e proprio a essi si rivolgerà il messaggio cristiano.
La Taverna è un luogo drammatico dai significati complessi, collegato alla pericolosità del viaggio e della notte, rappresenta il luogo delle gioie e delle tentazioni terrene e allude ai pericoli che il bambino Gesù affronterà dopo la sua nascita. Il centro di questa scena è una tipica casa napoletana di tufo e basalto, al piano terra e nel pergolato si trovano le cucine e i tavoli con gli avventori che mangiano e giocano allietati da gruppi di musici e ballerini di tarantella, mentre ai piani superiori ci sono balconi con donne che spandono i panni o semplicemente si affacciano contente.
- Stile Presepio Cortese 700’ Napoletano
- Autore Scenografia Rocco D’Errico
- Autrice Vestiti Pastori Lorena Di Michele
- Proprietà Presepio Rocco D’Errico, Lorena Di Michele
- Materiali Pastori Terracotta dipinta a olio, vestiti in stoffa
- Materiali Scenografia Sughero, Legno, Gesso, Stucco, Terracotta
- Materiali Minuterie Cera per Modellare, Pane di Sale, Stagno, Rame, Legno, Ceramica, Lamiera di Alluminio, Sughero, Das
Il presepio D’Errico Di Michele
Le strutture del presepio come richiede la tradizione napoletana sono tutte di legno, rivestite di sughero, gesso e stucco.
La colorazione è stata effettuata colorando prima il tutto con la tinta più scura e poi lumeggiando con colori sempre più chiari con un pennello quasi asciutto. Questa tecnica di colorazione esalta la trama dei materiali e i rilievi delle strutture, consente di ottenere un effetto molto realistico.
Per simulare l’invecchiamento delle strutture sono state effettuate delle lavature di nero, bitume o verde marcio. Le statuine sono composte da mani, gambe e testa di terracotta, modellate da artisti di San Gregorio Armeno a Napoli, imitando alcuni modelli del ‘700.
L’autore Rocco D’Errico ha inserito gli occhi di vetro, ha poi ricostruito le palpebre con creta sintetica, ha dipinto il tutto con colori a olio o ad acrilico e poi per dare alle statuine il tipico aspetto di quelle settecentesche le ha protette con cera liquida e opacizzate con borotalco. Il corpo è composto da un manichino di filo di ferro, cartone e stoppa, su cui le sapienti mani di Lorena Di Michele hanno cucito gli abiti di stoffe pregiate, a cui sono stati aggiunti ricami, bottoni, passamanerie e altri accessori.
Al centro dell’abside vi sono due simboli della devozione cristiana locale, vi è la citazione dell’affresco della Madonna della Cona, inoltre sulla mensola insieme al lumino e alla candela vi è un quadro votivo di San Gabriele anch’esso assai devoto della Madonna. Frutta, verdura, carne, salumi, pesce, formaggi, sono costruiti in cera per modellare, dipinta con colori a olio o precolorata sciogliendo in essa pastelli di cera.
La copertura dei salumi viene fatta utilizzando la cenere del camino. Il pane e la pizza sono cucinati con un impasto di farina e acqua, con lievito rapido e molto sale, il sugo è ottenuto con i colori a olio, mentre la mozzarella è di cera fusa.
L’autore ha voluto mettere la propria firma disseminando in tutto il presepe le brocchette di San. Rocco, prese al Santuario di Roccamontepiano, e la statuina del Santo nella cucina della taverna. Le ceramiche dipinte con scene di Paesaggio sono di Castelli.












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